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In Italia la domanda di meccanizzazione sta crescendo ma è diretta principalmente a macchine usate, più inquinanti e meno evolute dal punto di vista tecnologico rispetto ai modelli di nuova produzione. Quello evidenziato dal presidente di FederUnacoma, Alessandro Malavolti nel corso del convegno intitolato "Una agenda politica per la meccanizzazione agricola”, svoltosi il 9 novembre nel contesto delle iniziative di EIMA International 2018, è un vero paradosso. Un paradosso che nel nostro Paese rischia di minare le politiche europee e italiane sulla sicurezza e sulla riduzione delle emissioni inquinanti. A livello nazionale - ha ricordato Malavolti - serve un piano pluriennale che incentivi il rinnovo del parco macchine (più di 2 milioni le trattrici censite in Italia, molte delle quali con un’età superiore ai 30 ed anche ai 40 anni); a livello europeo, invece, è necessario evitare le "nazionalizzazioni" della Pac. «Il timore - ha spiegato il presidente di FederUnacoma - è che venga tolto l'ombrello europeo e si vada verso una divisione della Politica Agricola tra i singoli paesi in cui ciascuno decide in autonomia come gestirla, determinando così distorsioni sui prezzi e quindi sulla competitività». D'altro canto, la PAC svolge ancora un ruolo centrale sia dal punto di vista del bilancio europeo ma, soprattutto, da quello del reddito degli agricoltori, un quarto del quale è sostenuto proprio dalla Politica Comune. «Non possiamo permetterci di perdere questo sostegno. La prima battaglia - ha aggiunto Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo - è la battaglia sulle risorse economiche». Ma su questo tema, in sede europea, si registrano indirizzi politici divergenti. Infatti, mentre il Parlamento Europeo ha votato un aumento delle risorse all'Unione nell'ordine dello 0,3%, la Commissione Europa ha invece puntato su un più contenuto 0,1%. «Se dovesse passare la proposta dell'Europarlamento - ha precisato De Castro - non ci saranno tagli né sulla PAC né sulla politica di Coesione. Se dovesse passare quella della Commissione ci saranno riduzioni consistenti, e ad essere colpiti saranno, in particolare, i PSR, nell'ordine del 15% o 20%». I tagli, cioè, finirebbero per colpire i principali canali di sostegno all'acquisto di macchinari agricoli, privando le aziende di un importante strumento di finanziamento. Ad esserne colpita anche l'Emilia Romagna, una delle Regioni più virtuose dal punto di vista della gestione dei PSR. «Sulla base dei regolamenti che sono stati presentati adesso - ha detto Simona Caselli assessore all'agricoltura per la Regione Emilia Romagna - il taglio ai PSR correnti dovrebbe essere pari al 17,5%. Se così stanno le cose noi non "teniamo", e già adesso avremmo la capacità di spendere il doppio di quello che abbiamo nei PSR perché il nostro sistema produttivo è molto recettivo». A livello nazionale, si sconta ancora una scarsa efficienza nell’utilizzo dei PSR. «Serve un coordinamento migliore tra Stato e Regioni e bisogna - ha affermato Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati - semplificare le procedure, anche per la parte relativa all'erogazione dei finanziamenti. C'è preoccupazione per il cambiamento ma esso rappresenta anche un'opportunità per registrare alcuni aspetti che non funzionano, puntando, ad esempio, su obiettivi chiari e definiti». Nel mondo politico e istituzionale c'è, comunque, un’attenzione per le grandi questioni dell'agricoltura, sulle quali si registra in Europa una convergenza trasversale per la difesa degli interessi nazionali. «In questi giorni, sulla questione degli emendamenti alla Legge di Bilancio, stiamo ragionando su strumenti di sostegno all'agricoltura innovativa - ha aggiunto Gallinella - tuttavia la coperta è corta. Noi comunque vogliamo essere vicini all'agricoltura italiana». «Da giovane agricoltore - ha concluso Guglielmo Golinelli deputato della Lega nonché membro della Commissione Agricoltura -  non posso dirmi soddisfatto della politica agricola che abbiamo visto in Italia. Non vedo grandi possibilità di reddito, vedo spopolamento giacché in meno di 30 anni abbiamo perso il 20% della SAU».

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