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I giardini monumentali, le residenze storiche, gli orti botanici e i parchi delle strutture turistiche e termali sono un patrimonio culturale ma anche un grande business. Per mantenere il loro formidabile appeal turistico, questi luoghi verdi richiedono una manutenzione costante e quindi una meccanizzazione sempre più efficace e raffinata. Questo sottolinea Comagarden - l’associazione che rappresenta le industrie produttrici di mezzi meccanici per il giardinaggio e la cura del verde - annunciando che il prossimo Salone internazionale di EIMA Green (Bologna, 11-15 novembre 2020) avrà, oltre alla ricca esposizione di tecnologie, un programma di incontri e seminari specificamente dedicati al tema della progettazione e manutenzione del verde “di pregio”. Una interessante anticipazione di questo tema è stata offerta da Comagarden nel corso di Agrilevante, la rassegna della meccanizzazione che si è tenuta alla fiera di Bari dal 10 al 13 ottobre scorso e che ha visto per la prima volta una sezione espositiva specificamente dedicata alle tecnologie per la cura del verde. Nel corso di Agrilevante si è tenuto infatti un workshop dal titolo “Il Verde Turistico, progettazione e manutenzione” al quale hanno preso parte Renato Cifarelli, in qualità di Presidente di Comagarden, Lorenzo Benvenuti del TESAF dell’Università di Padova, e Antonio Leone dell’Università del Salento e del Politecnico di Bari.“Il parco di Versailles conta ogni anno oltre 7,5 milioni di visitatori, la Reggia di Caserta 940 mila, le Isole Borromee nel Lago Maggiore 700 mila, il Parco Sigurtà sul Garda 410 mila – ha spiegato Cifarelli nel suo intervento introduttivo – e moltissimi sono tutti quegli altri siti turistici che hanno nelle alberate scenografiche, nelle aiuole variopinte e nelle siepi geometriche la loro grande attrattiva”. “Ma dietro l’estetica di questi parchi – avverte Cifarelli – non c’è soltanto gusto e talento creativo ma un insieme di competenze specialistiche, quelle botaniche, naturalistiche, agronomiche e in larga misura tecnologiche, che riguardano cioè l’utilizzo appropriato di macchine ed attrezzi, l’allestimento e il settaggio delle macchine, la stessa progettazione da parte delle industrie costruttrici di mezzi sempre più innovativi e specifici per ogni tipo di manutenzione, comprese quelle relative ai giardini pensili e al “verde verticale”. “Nella progettazione del verde debbono valere non soltanto criteri estetici, ma anche funzionali - ha puntualizzato il Prof. Benvenuti - perché le scelta delle essenze da impiantare cambia in funzione delle condizioni ambientali e del modo di utilizzare il verde (il manto erboso può essere ad alta o a bassa fruizione, a seconda di quanto è soggetto al calpestamento, oppure addirittura a fruizione puramente estetica; e le stesse siepi possono servire come riparo, come schermo acustico, come supporto scenografico ecc.)”. Ma prima di tutto, la progettazione del verde deve soddisfare le aspettative psicologiche del pubblico: “i grandi prati aperti evocano l’archetipo di un eden perduto, e insieme suscitano un senso di dominanza e di prevenzione del pericolo - ha spiegato Benvenuti - ma lo spazio verde deve prevedere anche parti di foresta o siepi che nascondono alla vista porzioni di paesaggio e che possono soddisfare un bisogno di ‘mistero’ e di ‘scoperta’ che gli uomini sembrano avere in modo innato”. Oltre a migliorare l’estetica degli ambienti e il benessere psico-fisico delle persone, gli spazi verdi sono un potente equilibratore dei sistemi territoriali, soprattutto nei contesti urbani e periurbani. “L’urbanizzazione intensiva fatta in molte città italiane fra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta (vedi il caso di Bari, oggetto di uno specifico progetto di ricerca) - ha spiegato il Prof. Leone - ha prodotto la scomparsa di aree verdi e corsi d’acqua che avrebbero avuto la funzione di assorbire e canalizzare le precipitazioni evitando dissesto e allagamenti”. “I ‘vuoti urbani’ debbono quindi essere riempiti con essenze verdi - ha aggiunto Leone - mentre i corridoi lasciati alla natura consentono la cosiddetta ‘mobilità dolce’, vale a dire il transito di persone, ciclisti e animali anche liberi, svolgendo una funzione di riqualificazione anche del paesaggio e della biodiversità”. Quali che siano i modelli di sviluppo del verde turistico e ricreativo – quelli che richiedono maggiore ordine e quelli che invece lasciano alle piante uno sviluppo più spontaneo – la meccanizzazione diviene uno strumento decisivo. Rasaerba, decespugliatori, trattorini e motoseghe con motori silenziosi e a batteria, ma anche robot e nuovi dispositivi altamente automatizzati, sono in prospettiva sempre più necessari per garantire la più ampia rosa di manutenzioni e per contenerne i costi, destinati altrimenti a crescere, soprattutto nei siti verdi pregiati, in modo troppo oneroso.

 

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